Nell’età moderna, si credeva che la Chiesa di Santa Martina avesse funzionato come l'antico Secretarium Senatus romano per la Curia Senatus (nota anche come Curia Giulia), quest'ultima situata sul sito di quella che nel VII secolo divenne la Chiesa di Sant'Adriano. Si credeva anche ch’essa fosse stata costruita sui resti del Tempio di Marte eretto dall'imperatore Augusto (27 a.C.-14 d.C.). [1] Questo sito era giudicato come un deposito adatto per le reliquie di Santa Martina perché il nome della santa sembrava derivato dalla radice della parola Marte (dal latino Mars, Martis). Un'iscrizione, ancora esistente nel sito nel 1600 e spesso riprodotta da fonti coeve, celebrò questa associazione [fig. 1]: "Martyrij gestans virgo Martina coronam / Eiecto hinc Martis numine, temala tener". [2]
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Bibliografia selezionata
Alberti, Romano. Origine, et progresso dell'Academia del Dissegno, de pittori, scultori, et architetti di Roma. Pavia, 1604.
Francini, Girolamo. Le cose maravigliose dell’alma città di Roma, Venice, 1566.
Krautheimer, Richard; Wolfgang Frankl; and Spencer Corbett. Corpus basilicarum Christianarum Romae: The Early Christian Basilicas of Rome (IV‒IX cent.), 5 vols. Vatican City, 1937‒1977.
Massimo, Vittorio. Notizie istoriche della villa Massimo alle terme Diocleziane. Rome, 1836.
Panciroli, Ottavio. Roma sacra, e moderna. Rome, 1600.
Salvagni, Isabella. "The Università dei Pitttori and the Accademia di San Luca: From the Installation in San Luca sull’Esquilino to the Reconstruction of Santa Martina al Foro Romano." In The Accademia Seminars: The Accademia di San Luca in Rome, c. 1590‒1635, edited by Peter M. Lukehart, 69–121. Washington, 2009.
Titi, Filippo. Descrizione delle pitture, sculture e architettura esposte ad pubblico in Roma; opera cominciata dall'Abate F. Titi con l'aggiunta di quanto è stato fatto di nuovo fino all'anno presente. Rome, 1763.
Totti, Pompilio. Ritratto di Roma moderna. Rome, 1638.
Vasi, Giuseppe. Delle magnificenze di Roma antica e moderna. Rome, 1753.
Figure 1. Ottavio Panciroli, Tesori nascosti dell'alma città di Roma, 1625, p. 81. National Gallery of Art Library, Rare (DG804 .P36 1625)
Figure 2. Étienne Dupérac, Church of Santa Martina (detail), in I vestigi dell’antichità di Roma, 1575. National Gallery of Art, Mark J. Millard Architectural Collection, David K. E. Bruce Fund (1985.61.572.b)
La prima ipotesi sottolineò l'antichità della chiesa. Inoltre, questa prestigiosa identificazione collega la chiesa al quarto secolo del Cristianesimo, un’epoca decisiva per Roma come città papale. Via tale filiazione la Chiesa di Santa Martina entrava nell'orbita papale e, significativamente, in quella dei siti costantiniani. Quindi, essa potrebbe aver fornito agli artisti una risorsa per generare interesse per il sito.
Fonti visive e scritte danno sufficienti informazioni per farsi un'idea dell'aspetto del sito prima del 1588, anno in cui papa Sisto V (1585-1590) concesse la chiesa agli artisti in cambio della recentemente demolita Chiesa di San Luca sul Colle Esquilino. [4] Infatti, Santa Martina non sembrava una chiesa tipica. La mappa di Pirro Ligorio presenta un edificio con una facciata uniforme, situato tra la statua di Marforio e la Chiesa di Sant'Adriano (vedi mappa sotto).
Figure 3. Étienne Dupérac, Nova Urbis Romae Descriptio, detail, 1577, etching. London, The British Library
Tuttavia, come si può vedere nell’incisione dell'area del Foro Romano intorno alla chiesa disegnata da Étienne Dupérac nel 1575, la facciata, che si affacciava sul Foro, era irregolare e di aspetto piuttosto domestico [fig. 2]. Edifici a due piani di diverse dimensioni rende difficile discernere l'ingresso alla chiesa. D'altra parte, nella sua mappa di Roma pubblicata due anni dopo, Dupérac rappresentò la struttura come una chiesa, analogamente alla vicina Sant'Adriano [fig. 3], grazie alla vista aerea dell’area. In confronto alla sua precedente incisione, il tetto della chiesa (lettera C) potrebbe essere stato di una forma tipica, mentre la facciata mascherava la funzione del sito. Infatti, Ottavio Panciroli (I tesori nascosti nell'alma città di Roma, 1600) trovava la chiesa "nascosta". [5] È possibile che questa condizione anonima abbia indotto gli autori cinquecenteschi delle guide di Roma, come Girolamo Francini (1566), a trascurare la Chiesa di Santa Martina al contrario delle altre chiese del Foro che invece vengono elencate: San Pietro in Carcere, Sant'Adriano, San Lorenzo in Miranda, Santi Cosma e Damiano e Santa Maria Nova. [6] Allo stesso modo, Florimi ignorò il sito nella sua mappa della città (vedi mappa sotto). Una scusa per la sua decisione potrebbe essere trovata nel fatto che le chiese del Foro Romano sono quasi irriconoscibili a causa dell'abbondante uso del tratteggio da parte di Florimi. Comunque, il vuoto corrispondente al sito di Santa Martina lo designa come irrilevante. Sia la forma insolita che le dimensioni insignificanti della struttura potrebbero aver contribuito alla scelta di Florimi di ometterla.
Figure 4. Étienne Dupérac, Church of Santa Martina (detail), in I vestigi dell’antichità di Roma, 1575.
L'incisione di Dupérac mostra sopra l'ingresso del complesso un piccolo pannello rettangolare in cui si può distinguere la sagoma di una figura [fig. 4]. Questa potrebbe essere stata un'immagine di Santa Martina, lì posta per segnalare l'ingresso alla chiesa. [7] Disegni della chiesa di Baldassarre Peruzzi e Antonio da Sangallo presentano una pianta a navata unica preceduta da un atrio. [8] Ma le elevazioni rivelano che l'atrio deve essere stato parzialmente occupato da strutture simile a case. Certi cambiamenti intorno al sito precedettero di poco gli interventi architettonici dei pittori sulla chiesa. Dopo la pianificazione dell'area sotto la supervisione del cardinale Alessandrino (Michele Bonelli) nel 1580, fu creata una strada tra la Chiesa di Santa Martina e l'adiacente Chiesa di Sant'Adriano. Anche se iniziato dal cardinale Alessandrino sotto papa Gregorio XIII, il progetto non avrebbe potuto continuare senza l'approvazione del suo successore, Sisto V.
Figure 5. Romano Alberti, frontispiece to Origine, et progresso dell’Accademia del Dissegno, de pittori, scultori, et architetti di Roma (detail), 1604. Biblioteca Casanatense, Rome
L'Accademia aveva dovuto affrontare ampi lavori di manutenzione della chiesa originaria per circa cinque decenni, ma nella sua Origine, et progresso dell'Accademia del Dissegno, de pittori, scultori, et architetti di Roma (1604), Romano Alberti espresse soddisfazione per il sito per la sua capacità di ospitare un'accademia [fig. 5]. [9] La decisione di Sisto V di cedere Santa Martina all'Accademia è ormai un dato storico. Merita notare, tuttavia, che nel suo libro sulla propria Villa Montalto, Vittorio Massimo cita un manoscritto sulla Chiesa di San Nicola in Carcere di Giovanni Mario Crescimbeni (1663-1725) in cui Crescimbeni racconta una storia alternativa del trasferimento degli artisti dall'Esquilino al Forum [10]. Secondo Crescimbeni, gli stessi pittori avrebbero voluto cambiare la posizione della loro sede dalla Chiesa di San Luca alla Chiesa di Santa Martina già durante il pontificato di Gregorio XIII. Questo resoconto suggerisce una manifestazione di agency nell'acquisizione della chiesa da parte dell'Università dei Pittori, la corporazione a cui appartenevano i pittori prima della fondazione dell'Accademia.
~ Silvia Tita, aggiornato Agosto 2021