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Étienne Dupérac, Nova Urbis Romae Descriptio, detail of the Church of San Pietro in Carcere, 1577, etching. London, The British Library

Church of San Pietro in Carcere

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Bibliografia selezionata

Caiola, Antonio Federico, and Luciana Cassanelli. Roma sacra: Guida alle chiese della città eterna. 3. Pozzuoli (Naples), 1995.

Di Giacomo, Giovanna. Il complesso del Carcer-Tullianum sotto la Chiesa di S. Giuseppe dei Falegnami. Rome, 2009.

Felini, Pietro Martire, and Prospero Parisio. Trattato nuovo delle cose maravigliose dell'alma citta' di Roma. Rome, 1615.

Gorski, Gilbert, and James E. Packer. The Roman Forum: A Reconstruction and Architectural Guide. New York, 2015.

Hibbard, Howard. "Di alcune licenze rilasciate dai Mastri di Strade per opere di edificazione a Roma (1586‒89, 1602‒34)." Bollettino d'arte 52 (1967): 99–101.

Panciroli, Ottavio. I tesori nascosti nell'alma città di Roma raccolti, e posti in luce per opera d'Ottauio Panciroli teologo da Reggio. Rome, 1600.

Panciroli, Ottavio. Tesori nascosti dell'alma città di Roma. Rome, 1625.  

Piatti, Tomaso. Il carcere Mamertino: La chiesa di S. Giuseppe dei falegnami e il santuario del SS. Crocifisso. Rome, 1938.

Totti, Pompilio. Ritratto di Roma moderna. Rome, 1638.  

Varisco, Giovanni. Le Cose meravigliose dell'alma città di Roma. Venice, 1565.

Ugonio, Pompeo. Historia delle stationi di Roma che si celebrano la Quadragesima. Rome, 1588. 

Figure 1. Pirro Ligorio, Urbis Romae, detail of Marforius statue, c. 1552–1573, etching. Collection of Fredrika and Paul Jacobs

Secondo la tradizione, la chiesa di San Pietro in Carcere è situata sul luogo in cui gli apostoli Pietro e Paolo furono incarcerati per nove mesi prima di essere martirizzati. [1] La chiesa sarebbe stata fondata da Papa Silvestro I (314-335), il pontefice che battezzò il primo imperatore cristiano Costantino il Grande (307-333) — il quale concesse sostanziali privilegi alla Chiesa. Secondo la leggenda trasmessa via le fonti di età moderna, dopo una visita al posto del martirio dei due apostoli, Costantino raccomandò al pontefice di consacrare una chiesa lì. [2] A causa del suo valore spirituale e della sua fondazione antica e illustre, la chiesa divenne un importante luogo di pellegrinaggio. Nell’età moderna, furono apportate modifiche strutturali al sito particolarmente per gli anni giubilari quando il numero dei pellegrini aumentava moltissimo nella città. Nonostante i drastici cambiamenti subiti dalla città nel corso dei secoli, la chiesa di San Pietro in Carcere aveva mantenuto uno status privilegiato di importante sito del cristianesimo antico.

Figure 2. Étienne Dupérac, Nova Urbis Romae Descriptio, detail of the Church of San Pietro in Carcere, 1577, etching. London, The British Library

Dal punto di vista urbano, il sito ai piedi della collina di fronte al Campidoglio e all'Arco di Settimio Severo che fu al centro della vita civica nell'antica Roma diventò marginale attraverso i secoli. La famosa statua di Marforio che un tempo sorgeva vicino alla chiesa di San Pietro in Carcere—come si può vedere nella mappa di Pirro Ligorio [fig. 1] —diede il nome alla strada adiacente. San Pietro in Carcere si presentava come una struttura irregolare sotterranea a due livelli, ovviamente atipica per una chiesa ma che logicamente rifletteva l’ereditata conformazione della prigione. L’antico carcere fu scavato nella collina nei pressi del Campidoglio, dietro la Chiesa di Santa Maria in Aracoeli, e aveva un’imponente componente a livello del suolo che sarebbe poi scomparso. [3] Nella sua ricostruzione dell'antica Roma, Pirro Ligorio propose un edificio sostanzialmente grande che avrebbe corrisposto al livello superiore (vedi mappa sotto). Tuttavia, come nel caso di altri monumenti ancora almeno parzialmente esistenti al tempo, la visione di Ligorio delle strutture antiche era stata ugualmente informata dal loro aspetto contemporaneo. Pertanto, l'edificio potrebbe aver segnalato la Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami costruita sopra San Pietro in Carcere dopo il 1540. [4] Tuttavia, all'edificio mancava il campanile aggiunto dai falegnami nel 1563, un dettaglio visibile sulla mappa di Dupérac ma giustamente assente sulla mappa di Ligorio se Ligorio abbia disegnato l'area prima della costruzione del campanile. D'altra parte, Ligorio mostrò la struttura dotata di un atrio, una caratteristica assente nella mappa di Dupérac [fig. 2]. In confronto alle mappe di Ligorio e di Dupérac, la mappa di Sebastiano de Re (1557) non può servire come prova in quanto non mostra né nomi dei monumenti né una particolare attenzione a quest'area.

Figure 3. Matteo Florimi, Novissima urbis romae descriptio, detail of Church of San Giuseppe dei Falegnami, c. 1590-1613, ething and engraving. Collection of Fredrika and Paul Jacobs

Curiosamente, nella mappa di Matteo Florimi (c. 1590-1613) [fig. 3] di qualche decennio più tardi si vede la Chiesa di San Giuseppe similmente a quella disegnata di Ligorio piuttosto che a quella di Dupérac (vedi mappa sotto). Ligorio mirava a ricreare più o meno la struttura originale visibile al suolo, ma le sezioni più rilevanti dell’antica struttura per San Pietro in Carcere erano quelle sotterranee. Pompeo Ugonio (1588), Ottavio Panciroli (1600) e Pompilio Totti (1630) riportano che lo spazio più antico fosse il livello superiore del carcere, mentre quello inferiore fosse stato scavato due generazioni più tardi. [5] In effetti, il livello inferiore è databile approssimativamente al settimo-sesto secolo a.C. e il livello superiore al periodo repubblicano. [6] La prigione fu chiamata anche Carcer Tullianum, nome derivato o dal re romano Servio Tullio, che aggiunse il livello inferiore della prigione, o da una sorgente (tullio in latino) presente in quello spazio. [7] Fonti dell’età moderna si riferiscono al carcere sia come Tulliano, secondo antica usanza, sia come Mamertino, secondo l'usanza coeva. [8] Quest'ultima denominazione presumibilmente derivava o dall'antico re romano Ancus Marcius o dal nome di un prefetto di Roma di un tempo non specificato. [9] 

Ogni livello ha svolto un ruolo diverso nelle pratiche ecclesiastiche tenute nel sito. Il livello superiore era associato a un'impronta di San Pietro lasciata, secondo la leggenda, dal santo quando colpì la sua testa contro un muro dopo che fu spinto giù per le scale. Si suppone che l’immagine fosse divenuta illeggibile a causa della fervente venerazione da parte dei credenti. Per il Giubileo del 1600, la porzione di parete recante le sue tracce fu rimossa e sostituta con una porta per facilitare l’accesso al sito. [10] Totti chiamò i falegnami "ignoranti" per aver agito in modo così azzardante. In ogni caso, questioni pratiche come la topografia e l'accessibilità e anche dettagli tecnici come lo spessore della parete devono essere considerati in qualsiasi discussione riguardante la decisione dei falegnami prima di decidere se fossero a conoscenza della presenza e del significato dell'immagine. È noto, tuttavia, che intorno al 1597 i falegnami stavano ricostruendo la Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami sovrastante la chiesa di San Pietro in Carcere. Anche se ci mancano prove visive per questo momento specifico, possiamo immaginare il sito ostruito da impalcature e gremito di materiali. Dovendo rendere il sito accessibile ai pellegrini, i falegnami potrebbero aver optato per la soluzione che prometteva la minima interferenza con le sezioni in fase di costruzione. Una soluzione compensatoria si materializzò solo all'inizio dell’Ottocento quando un'immagine, che si presume fosse la porzione del muro che portava l'impressione, fu posta dietro una griglia protettiva nella camera superiore della vecchia prigione. [11]

Il livello inferiore della Chiesa di San Pietro in Carcere era legato ad un miracolo compiuto dai due apostoli durante la loro detenzione: fare scaturire una sorgente. [12] Fonti seicentesche misero in dubbio l'autenticità della fontana esistente sul sito perché vari fontane e edifici erano venuti alla luce nel corso dei secoli nella zona del Campidoglio. [13] Nello stesso spazio sotterraneo si conservava la colonna alla quale i due apostoli sarebbero stati incatenati. Più tardi questo spazio venne chiamato Carcer Tullianum, mentre lo spazio superiore era considerato la Chiesa di San Pietro vera e propria. [14] Le fonti dell’età moderna, tuttavia, concepivano i due livelli come parti di un’unica struttura, cioè la Chiesa di San Pietro in Carcere. [15]

Figure 4. Pietro Felini and Prospero Parisio, Church of San Giuseppe dei Falegnami, in Trattato nuovo delle cose maravigliose dell'alma citta' di Roma, 1615, p. 153. National Gallery of Art Library, Rare (NA1120 .F44 1615)

Le raffigurazioni cinquecentesche e seicentesche della chiesa sono rare. Le mappe contemporanee ovviamente mostravano edifici solo dal livello del suolo in su. In un'illustrazione inclusa nel Trattato di Pietro Martire Felini (1615) [fig. 4], la Chiesa di San Pietro in Carcere è chiaramente distinta da quella sovrapposta ad essa (San Giuseppe dei Falegnami, recentemente completata nel 1602). [16] La struttura di San Pietro sporge, creando una piattaforma di fronte alla facciata della Chiesa di San Giuseppe. I materiali da costruzione sono evidentemente diversi, la muratura di San Pietro in Carcere essendo realizzata con materiali più grezzi. L'ingresso alla chiesa inferiore si fa notare grazie a un robusto telaio della porta. Due rampe di scale facilitano l'accesso tra le due chiese. L'epigrafe aggiunta in occasione del restauro delle scale per il Giubileo del 1625 afferma che lo spazio della Chiesa di San Pietro era rimasto intatto. [17]

L’intitolazione della chiesa cambiò in San Pietro, San Paolo e San Giuseppe dopo che i falegnami riuscirono nel 1540 a ricevere in uso il sito dal rettore della vicina Chiesa di Santa Martina, sotto la cui giurisdizione risiedeva la Chiesa di San Pietro in Carcere. [18] Quando i falegnami decisero di costruire una struttura separata ed elaborata sopra la chiesa, il nome dell'antica chiesa fu restituito ai suoi patroni San Pietro e San Paolo, mentre la chiesa superiore fu dedicata a San Giuseppe, il santo patrono dei falegnami. Quando gli artisti si trasferirono nella vicina Chiesa di Santa Martina nel 1588, l'Arciconfraternita di San Giuseppe era stata nella Chiesa di San Pietro in Carcere per quasi mezzo secolo, tempo durante il quale avevano costruito una chiesa sopra di essa. Le interazioni tra l'Accademia di San Luca e i falegnami riguardavano la giurisdizione sul sito. I nomi dei leaders dell'Arciconfraternita emergono dalle trattative. Anche San Pietro in Carcere si trova occasionalmente nei documenti dell'Accademia. [19] In alcuni casi, i documenti si riferiscono al sito della chiesa in relazione a precedenti transazioni concluse quando esso era conosciuto solamente come San Pietro in Carcere. [20]

~ Silvia Tita, aggiornato Agosto 2021

[1] Varisco 1565, 21; Ugonio 1588, 49v; Totti 1638, 420. 

[2] Ad esempio, Totti 1638, 420. 

[3] Per una ricostruzione del Foro Romano, compresi i monumenti vicino alla prigione, Gorski e Packer 2015. 

[4] Per tutti questi problemi, vedi la Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami su questo sito. 

[5] Secondo Totti, il re romano Ancus Marcius (642-617 a.C.) costruì la camera superiore e Servio Tullio (attivo dal 578 al 535 a.C.) creò quella inferiore due generazioni più tardi (Totti 1638, 419; anche Ugonio 1588, 263 e Panciroli 1600, 663). Ugonio si riferisce solo alle questioni temporali. Per le sue antiche fonti sulla prigione tulliana, Ugonio 1588, 245-276. Livio, la fonte antica più istruttiva sull'argomento, datava i due spazi al contrario di Totti. 

[6] Di Giacomo, 2009, 10. 

[7] Come accennato di seguito, i cristiani credevano che la sorgente fosse emersa da un miracolo dei due apostoli, ma avrebbe potuto esistere sul posto fin dai tempi antichi. 

[8] Ugonio 1588, 49v, 232; Panciroli 1600, 632; Totti 1638, 420. 

[9] Per i primi, ad esempio Panciroli 1600, 632; per quest'ultimo, Totti 1638, 420.

[10] Per questa storia, Totti 1638, 420. 

[11] Come si vede in un'incisione del 1855 di Giacomo Fontana. 

[12] Secondo la leggenda, i due apostoli battezzarono con quest'acqua i due soldati che li sorvegliavano (San Processo e San Martiniano) e altri quarantasette prigionieri. Varisco 1565, 21; Ugonio 1588, 49v. 

[13] Totti 1638, 421. 

[14] La legenda dell'incisione di Giacomo Fontana del 1855 indica questa comprensione. Alcuni studi moderni rispettano questa stratificazione dell'interno della chiesa. 

[15] Panciroli 1600, 323; Totti 1638, 419-420

[16] Felini 1610, 123. 

[17] "In honorem Dei, & Ecclesiae ornamentum; Intacto ss. Petri & Pauli carcere scalas, & fornicem S. Iosephi Carpentariorurn Archiconfraternitas restaurauit." Totti 1638, 420. 

[18] Insieme alla chiesa, c’erano state anche diverse case adiacenti da utilizzare per l'attività della Compagnia (cfr. Anderson 2009, 294). 

[19] Per i negoziati tra l'Arciconfraternita e l'Accademia riguardanti l'occupazione del sito da parte dei falegnami, Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami su questo sito web. 

[20] ASR, TNC, uff. 15, 1625, pt. 1, vol. 103, fols. 462r, 467v