Anche se Santa Martina cessò di essere una chiesa parrocchiale quando l'Università dei Pittori vi si trasferì nel 1588, San Giuseppe dei Falegnami rimase sotto la sua giurisdizione. A causa del cambio di amministrazione di Santa Martina, i falegnami cercarono di rinegoziare il loro contratto di locazione. Alla fine, dopo essersi rifiutati di pagare l'affitto per qualche tempo, i falegnami raggiunsero un accordo con l'Accademia di San Luca nel 1630. L’accordo fu appoggiato dal principe dell’Accademia Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) e dal governatore dell'Arciconfraternita di San Giuseppe Giovanni Battista Soria (1581-1651). [6] Forse Soria riuscì a mediare il conflitto in quanto membro anche dell'Accademia di San Luca. [7] Lo sforzo dell'Arciconfraternita di sancire la propria indipendenza giurisdizionale dall'Accademia dovette essere stato notevole se anche Pompilio Totti lo giudicò degno di menzione nel suo Ritratto di Roma moderna (1638). Come dimostrano i documenti riportati su questo sito web, le trattative su alcuni dettagli relativi alla concessione del sito si protrassero oltre l'accordo del 1630. [8]
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Bibliografia selezionata
Anderson, Paul. "The Archiconfraternita di San Giuseppe and the Università dei Falegnami: The Development of Professional Institutions in Early Baroque Rome," in The Accademia Seminars: The Accademia di San Luca in Rome, c. 1590‒1635, edited by Peter M. Lukehart, 289–323. Washington, 2009.
Caiola, Antonio Federico, and Luciana Cassanelli. Roma sacra: Guida alle chiese della città eterna. Vol. 3. Pozzuoli (Naples), 1995.
Felini, Pietro Martire, and Prospero Parisio. Trattato nuovo delle cose maravigliose dell'alma citta' di Roma. Rome, 1615.
Hibbard, Howard. "Di alcune licenze rilasciate dai Mastri di Strade per opere di edificazione a Roma (1586‒89, 1602‒34)." Bollettino d'arte 52 (1967): 99–101.
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Piatti, Tomaso. Il carcere Mamertino: La chiesa di S. Giuseppe dei falegnami e il santuario del SS. Crocifisso. Rome, 1938.
Panciroli, Ottavio. Roma sacra, e moderna già descritta ed accresciuta da Francesco Posterla abbellita con nuove figure e di nuevo ampliata e riordinata da Gio. Francesco Cecconi aggiuntovi dal medesimo un diario istorico dell 1700 fino all'anno 1724. Rome, 1725.
Purpura, Gianfranco. "Nascita d'una regia università: Il convento dei Teatini e l'oratorio di S. Giuseppe dei Falegnami." In Organismi: Il sistema museale dell'Università di Palermo; percorsi, saggi, schede, ed. Aldo Gerbino, 53–61. Naples, 2012.
Tiberia, Vitaliano. "S. Giuseppe dei Falegnami: Notizie storiche." Palladio 21 (1971): 184–188.
Titi, Filippo. Descrizione delle Pitture, Sculture e architettura esposte ad pubblico in Roma; opera cominciata dall'Abate F. Titi con l'Aggiunta di quanto è stato fatto di nuovo fino all'anno presente. Rome, 1763.
Totti, Pompilio. Ritratto di Roma moderna. Rome, 1638.
Vasi, Giuseppe. Delle magnificenze di Roma antica e moderna. Rome, 1753.
Zandri, Giuliana. S. Giuseppe dei Falegnami. Rome, 1971.
La chiesa di San Giuseppe dei Falegnami fu fondata da un gruppo dei falegnami che decisero di lasciare l’Università dei Muratori et dei Falegnami in 1540 e formare la Compagna dei Trenta Falegnami. [1] Il gruppo convinse il rettore della Chiesa di Santa Martina a consentirle di prendere in affitto la Chiesa di San Pietro in Carcere, quale all'epoca era sotto la giurisdizione legale di Santa Martina. [2] La chiesa di San Pietro era piccola, sotterranea, e situata in una zona della città scarsamente popolata, l'antico Foro Romano, allora noto come Campo Vaccino—un nome derivato dal suo uso come pascolo e mercato boario. Nonostante le sue modeste dimensioni e la sua posizione, la Chiesa di San Pietro fu un importante luogo di pellegrinaggio per diversi motivi. Primo fra tutti, nei vani della struttura furono imprigionati gli apostoli Pietro e Paolo prima di essere martirizzati. Si credeva inoltre che la chiesa fosse stata consacrata da papa Silvestro I (314-335) per volere dell'imperatore Costantino il Grande (307-333). [3] I falegnami probabilmente realizzarono che il pellegrinaggio alla chiesa poteva promuovere la visibilità della Compagnia nella città. Oltre a ciò, ragioni economiche probabilmente intervenivano. Da un lato, l’affitto di una chiesa così piccola e oscura non poteva essere troppo oneroso. Dall'altro, una corretta gestione e promozione della chiesa come luogo di pellegrinaggio avrebbe potuto generare entrate. In effetti, la Compagnia riuscì ad ottenere privilegi e indulgenze temporanee da vari papi. [4]
Durante i restanti sei decenni del Cinquecento, i falegnami migliorarono il sito secondo le loro necessità. Nel 1540, quando vi si trasferirono, la struttura sotterranea si presentava non solo inadeguata all’uso di una chiesa ma anche potenzialmente scomoda. Pertanto, i falegnami decisero di costruire sopra la struttura antica una chiesa al livello del suolo dedicata al loro santo patrono San Giuseppe. Inizialmente innalzarono una piccola chiesa di legno, il materiale prediletto della loro professione. La disponibilità di un materiale relativamente poco costoso e la disponibilità di lavoratori qualificati avrebbero facilitato una rapida costruzione. [5]

Figure 1. Pirro Ligorio, Urbis Romae, detail of Church of San Giuseppe dei Falegnami, near Arch of Septimius Severus, c. 1552–1573, etching. Collection of Fredrika and Paul Jacobs

Figure 2. Étienne Dupérac, Nova Urbis Romae Descriptio, detail of the Church of San Pietro in Carcere, 1577, etching. London, The British Library
Mentre Pirro Ligorio immaginava l'antico edificio che aveva ospitato la prigione di dimensioni paragonabili al vicino Arco di Settimio Severo [fig. 1], Étienne Dupérac mostrava una piccola chiesa con un campanile [fig. 2]. L'edificio sulla mappa di Dupérac dovrebbe illustrare la prima chiesa in pietra di San Giuseppe dei Falegnami, costruita tra il 1543 e il 1546, e con un campanile aggiunto nel 1563. [9] Sebbene sia in realtà San Giuseppe ad essere delineata, il contrassegno corrispondente sulla mappa—"Car. S. Petri"— riflette prima di tutto l'importanza del sito come luogo apostolico, il luogo in cui San Pietro e San Paolo trascorsero gli ultimi nove mesi della loro vita prima di subire il martirio. [10]
Quasi due secoli più tardi, e più di un secolo dopo il completamento della nuova e più imponente Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, Giuseppe Vasi intitolò la sua incisione raffigurante il sito solamente come San Pietro in Carcere [fig. 3]. All’epoca del trasferimento dell'Università dei Pittori nella Chiesa di Santa Martina, la chiesa dei falegnami era più o meno simile a quella visibile sulla mappa di Dupérac. Purtroppo, la mappa di Tempesta dovrebbe mostrare la chiesa poco prima della ricostruzione tardo-cinquecentesca ma il sito è totalmente occultato dal Palazzo Senatorio in Campidoglio. Pur adottando un’angolazione simile a quella di Tempesta, Matteo Florimi incluse San Giuseppe dei Falegnami (c. 1590-1613) [fig. 4]. Tuttavia, la struttura manca delle sue caratteristiche tipiche come il campanile visibile sulla mappa di Dupérac. Al contrario, Florimi incluse la torre medievale che sormontava il vicino Arco di Settimio Severo ma cambiò la sua collocazione all'estremità opposta. Così, la relativa attenzione di Florimi ai dettagli influenzò l'aspetto generico di San Giuseppe dei Falegnami sulla sua mappa.

Figure 3. Giuseppe Vasi, San Pietro in Carcere, in Delle magnificenze di Roma antica e moderna, 1753, fig. 42. Mark J. Millard Architectural Collection, David K.E. Bruce Fund, 1985.61.2732
La prima chiesa in pietra di San Giuseppe fu decorata da Benedetto Bramante tra il 1551 e il 1553, principalmente con un dipinto raffigurante lo sposalizio della Vergine e con altri due episodi della vita di San Giuseppe. [11] La struttura fu ampliata e ridecorata due decenni dopo, tra il 1574 e il 1578, e nuovamente estesa solo un decennio più tardi, tra il 1584 e il 1585. Sisto V permise ai falegnami di costruire un cimitero vicino alla chiesa e di usare una cappella sotterranea. [12] Grazie a quest'ultimo privilegio, l’Arciconfraternita poté sviluppare una struttura di quattro livelli: i due livelli superiori che costituivano la Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami e i due inferiori, la Chiesa di San Pietro in Carcere. [13] La cappella sotterranea, uno spazio intermedio tra l’antico carcere e la nuova chiesa, prese la sua forma e titolo solo nel 1853. Fu dotata di un crocifisso e conseguentemente chiamata Cappella del Santissimo Crocifisso. [14]

Figure 4. Matteo Florimi, Novissima urbis romae descriptio, detail of Church of San Giuseppe dei Falegnami, c. 1590-1613, ething and engraving. Collection of Fredrika and Paul Jacobs
Sembra, tuttavia, che anche l'edificio ampliato non fosse adeguato alle esigenze della crescente Arciconfraternita di San Giuseppe. Nell'estate del 1597, l'Arciconfraternita decise di costruire una chiesa completamente nuova. Sebbene fonti settecentesche attribuiscano il concetto architettonico a Giacomo della Porta, gli studiosi moderni, sulla base di testimonianze archivistiche, ne hanno assegnato la paternità del progetto a Giovanni Battista Montano (1534-1621). Anche Montano, come Soria, fu anche membro dell'Accademia di San Luca, dove nel 1594 tenne una conferenza sull'architettura. [16] L’anno 1602, quando le messe iniziarono a essere celebrate nella chiesa, è considerato come la data di completamento della costruzione. [17] Nonostante il documentato ritardo in lanciare il progetto, i falegnami dovrebbero aver voluto la chiesa terminata per il Giubileo del 1600. Il completamento sarebbe stato non solo una dimostrazione di orgoglio istituzionale da parte dei falegnami, ma anche un indice di perspicacia economica perché, come spiegato sopra, la chiesa presentava un sostanziale potenziale di pellegrinaggio. Concomitante, il ruolo di governatore affidato a Montano dall'Arciconfraternita nel 1601 può essere un'indicazione del fatto che lo ricevette per aver portato la chiesa a un progresso soddisfacente.
Proprio come gli artisti dovettero raccogliere fondi per migliorare la Chiesa di Santa Martina, i falegnami si affidarono alla tassazione e alle donazioni per nuove costruzioni a San Giuseppe. Nell'estate del 1598, l'Arciconfraternita approvò l'unificazione con l'Università dei Falegnami, l'istituzione da cui la Compagnia si separò nel 1540. [18] L'approvazione arrivò un anno dopo l'inizio delle discussioni per una nuova chiesa, ma i colloqui potrebbero essere stati iniziati prima. L’ipotesi che l'unificazione spinse i membri a erigere un nuovo edificio è plausibile. Alla fine, la costruzione della nuova chiesa beneficiò dell’unificazione: l'Università pagò una tantum da utilizzare per la costruzione del nuovo edificio. [19]

Figure 5. Pietro Felini and Prospero Parisio, Church of San Giuseppe dei Falegnami, in Trattato nuovo delle cose maravigliose dell'alma citta' di Roma, 1615, p. 153. National Gallery of Art Library, Rare (NA1120 .F44 1615)
Un'illustrazione nel Trattato nuovo delle cose meravigliose della città di Roma (1615) [fig. 5] di Pietro Martire Felini mostra la chiesa non molto tempo dopo il suo completamento. La Chiesa di San Giuseppe si erge al livello del suolo della Chiesa di San Pietro. La sua facciata si trova pochi passi indietro rispetto alla parete d'ingresso della Chiesa di San Pietro, creando spazio per una terrazza aperta. Come mostra la stampa settecentesca di Vasi (vedi thumbnail), sia la terrazza che le scale che conducono alla chiesa sotterranea di San Pietro furono successivamente dotate di balaustre. La facciata ha due livelli, anche se la separazione tra i due può essere considerata un livello intermedio piuttosto che semplicemente una banda divisoria. Una simile separazione tra due livelli si può osservare nella facciata contemporanea della Chiesa di Santa Susanna (1603) progettata da Carlo Maderno. Mentre la facciata di Maderno è considerata un punto di riferimento dell'architettura barocca incipiente, il nome di Montano compare raramente anche nella letteratura specializzata essendo lui categorizzato principalmente come falegname. Infatti, la Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami fu l'unica opera architettonica di Montalto. Invece, Montano disegnò vedute di monumenti antichi per stamparle. [20] È stato proposto che la sua fama di teorico dell’architettura sia stata la ragione non solo della sua ammissione ai Virtuosi ai Pantheon nel 1579 e del suo status di membro fondatore dell'Accademia di San Luca ma anche del ricevimento della commissione della Chiesa di San Giuseppe. [21] Probabilmente in cambio per un tipo di lavoro pro bono da parte di Montano, l'Arciconfraternita generosamente lo nominò come governatore nel 1601. Comunque, la facciata di San Giuseppe dei Falegnami merita un commento. Mentre Maderno estendeva la sezione sporgente centrale nel frontone superiore di Santa Susanna, Montano aggiunse un insolito dettaglio decorativo alla stessa zona della facciata di San Giuseppe, ripetendo la geometria del suo frontone su entrambi i lati ma utilizzando dimensioni più ridotte. Questo dettaglio conferisce un ulteriore ornamento a una superficie già arricchita da raffinate decorazioni in stucco e gioco di forme geometriche (quadrati, rettangoli, una finestra ovale e così via). La chiesa ha una pianta a navata unica, con cappelle poco profonde su ciascun lato.

Figure 6. Giovanni Battista Falda, Nuova pianta et alzata della città di Roma, 1676, detail of Church of San Giuseppe dei Falegnami. Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte, Rome
Dopo la morte di Montano, Giacomo Battista Soria divenne l'architetto dell’Arciconfraternita. [22] Fu responsabile dell'allargamento e del completamento dell'oratorio e della sacrestia adiacenti. L'interno fu affrescato in diverse fasi nei secoli successivi. La decorazione più antica fu opera di un ignoto pittore seicentesco visibilmente ispirato da Pietro da Cortona. [23] Il crollo del soffitto ligneo nel 2018 ha prodotto danni incredibili, ma grazie ai rapidi interventi di restauro la chiesa è già stata ripristinata (secondo le notizie di gennaio 2021).
La mappa di Giovanni Battista Falda (1676) [fig. 6] offre la vista più dettagliata del complesso, sia la forma della chiesa che dell’isola ben sagomata. Curiosamente, la vista della stessa area di Joachim von Sandrart in una mappa pubblicata l'anno seguente (1677) [fig. 7] apparentemente registra una fase precedente del sito in cui la chiesa è indistinguibile dal gruppo di edifici che la circondano. Tenendo conto della curiosa interpretazione dell'Arco di Settimio Severo da parte di Sandrart come edificio chiuso di tipo tempio, la mappa di Sandrart esemplifica l'uso e l'interpretazione delle fonti piuttosto che una prova storica per il sito. [24] Le mappe ovviamente non danno alcuna informazione sugli spazi sotterranei.

Figure 7. Joachim von Sandrart, Recentis Romae ichnographia et hypsographia, 1677. Collection of Fredrika and Paul Jacobs
Per quanto riguarda la dedicazione della chiesa, Totti giustamente notava la scarsità di chiese a Roma dedicate a San Giuseppe (solo due in quel momento). [25] Questa paucità aveva senza dubbio a che fare con gli aspetti problematici della figura di San Giuseppe nell'economia della salvezza, ma la politica post-tridentina fu più favorevole al suo culto, e il numero di raffigurazioni del santo aumentò considerevolmente nel Seicento. Concomitante, una nuova iconografia venne sviluppata: un tipo di ritratto che mostra Giuseppe che tiene in braccio Gesù bambino. [26]
~ Silvia Tita, aggiornato Agosto 2021
[1] Trenta falegnami decisero di formare una nuova associazione sotto il nome di Compagnia Trenta Falegnami (Tiberia 1971, 184). L'Università dei Muratori et dei Falegnami si trovava nella Chiesa di San Gregorio Magno (ex Santa Martinella) nei pressi del Porto di Ripetta, una comoda posizione per l’accesso ai materiali da costruzione che venivano portati in città sul fiume Tevere attraverso questo porto. Cfr. Anderson 2009, 290.
[2] Zandri 1971, 14.
[3] Per ulteriori informazioni sul luogo e sul significato del sito: Chiesa di San Pietro in Carcere su questo sito web.
[4] Ad esempio, Pompilio Totti menziona quelli ottenuti da papa Gregorio XIII (1572-1585); Totti 1638.
[5] Gli statuti della Compagnia del 1590 e del 1604 attestano la costruzione di questo edificio in legno. Anderson 2009, 295.
[6] Per il rifiuto della Compagnia di pagare l'affitto, Anderson 2009, 294. Il documento dell'accordo è pubblicato in varie fonti scritte moderne, tra cui Anderson 2009, 294 e 317 n. 38.
[7] I documenti su questo sito web provano il coinvolgimento di Soria nell'Accademia in diverse funzioni (Giovanni Battista Soria).
[8] ASR, TNC, uff. 15, 1633, pt. 1, vol.
[9] Per questa ipotesi, Zandri 1971, 15.
[10] Per questo argomento, San Pietro in Carcere su questo sito web.
[11] Zandri 1971, 22.
[12] Zandri 1971, 14.
[13] La sezione di Giacomo Fontana del 1855 mostra la struttura a quattro livelli.
[14] Il crocifisso ligneo, noto come Crocifisso di Campo Vaccino, risale al periodo medievale, secondo alcuni, già ai tempi di papa Silvestro I (Zandri 1971, 19). Sulla cappella, Zandri 1971, 34–36; Anderson 2009, 295 e 317 n. 46.
[15] Per fonti settecentesche Pancirolo 1725, 27; Vasi 1753, x; Titi 1763, 197, mentre per quelle moderne Zandri 1971, 23; Tiberia 1971, 184–188. Montano aveva proposto quattro progetti diversi.
[16] Montano fu membro fondatore dell'Accademia di San Luca. Per i documenti riguardanti Montano all'Accademia, vedi Giovanni Battista Montano su questo sito web. Montano tenne la conferenza l'8 maggio 1594 (cfr. Missirini 1823,57 e Zandri 1971, 23).
[17] Documenti in Tiberia 1971, 186.
[18] Anderson 2009, 304. Per gli statuti del 1602 e del 1617 dell'Università e compagnia di San Giuseppe dei Falegnami, Lukehart 2009, 386-395.
[19] Anderson 2009, 306.
[20] Giovanni Battista Montano, Scielta d. varii tempietti antichi con le piante et alzatte desegnati in prospettiva (Roma, 1624).
Giovanni Battista Montano, Li cinque libri di archittetura (Roma, 1691). Ristampa.
Questa collezione contiene un ritratto di Montano (e uno di Giovanni Battista Soria).
[21] Anna Bedon, "Architettura e archeologia nella Roma del Cinquecento: Giovan Battista Montano," Arte lombarda 65 (1983): 111-126.
[22] Zandri 1971, 28.
[23] Per ulteriori informazioni su questo argomento, Zandri 1971. Inizialmente la decorazione comprendeva anche dipinti di Giovanni Battista da Novara, ora perduti.
[24] Al contrario, Sandrart rese abbastanza somigliante la Chiesa dei Santi Luca e Martina e la Chiesa di Sant'Adriano. Così, Sandrart aveva adottato un metodo composito.
[25] Totti 1638, 419.
[26] Per esempio, il dipinto di Guido Reni (c. 1620; Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo).